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20
Apr

Carenza manodopera, parte il progetto di Agribi e Veneto Lavoro

Partirà subito dopo Pasqua il progetto di Agribi e Veneto Lavoro per agevolare l’incontro trasparente tra la domanda e l’offerta di lavoro. Oggi, infatti, l’ente bilaterale veronese per l’agricoltura Agribi, di cui fanno parte Coldiretti, Confagricoltura, Cia , Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, ha deliberato il progetto, che consentirà anche ai soggetti in via di accreditamento presso la Regione Veneto, come Agribi, di poter operare con i centri dell’impiego regionali.

“Sono giorni di incontri e confronto tra sindacati ed enti per far fronte alla carenza di manodopera in agricoltura, acuita dall’emergenza coronavirus – sottolinea Luigi Bassani, presidente di Agribi -. Ieri, con i rappresentanti delle sei sigle sindacali, dell’Inps e Veneto Lavoro, abbiamo incontrato il prefetto Donato Giovanni Cafagna, che si è reso disponibile, per quanto è di sua competenza, per facilitare le nostre iniziative. Oggi Agribi ha formalmente deliberato il progetto di incontro tra la domanda e offerta di lavoro, con la sola contrarietà della Cgil, e giovedì prossimo il nostro Consiglio di gestione delibererà le modalità e gli step dell’attività. Già da quella data cominceremo a fornire ai centri per l’impiego le richieste di manodopera delle aziende agricole e contiamo che, la settimana successiva, già possano arrivare i primi lavoratori selezionati dalle liste di disoccupati e fruitori di reddito di cittadinanza di cui dispone veneto Lavoro. A quel punto incroceremo domanda e offerta, così le aziende potranno disporre immediatamente della manodopera richiesta per le varie raccolte delle fragole e degli ortaggi”.

Il problema della carenza di manodopera si è acuito, quest’anno, a causa del blocco della circolazione messo in atto in seguito alla pandemia Covid 19. Molti operai agricoli stranieri, infatti, hanno fatto rientro nei loro Paesi d’origine e altri che sono disponibili a venire, anche perché in possesso di contratti già firmati con le aziende, non riescono ad arrivare perché trovano difficoltà ad attraversare determinati Paesi, come i lavoratori dell’Est Europa. Di conseguenza settori cardine, come quello orticolo e frutticolo, rischiano di rimanere completamente bloccati a causa della carenza di braccianti.

Nel database di Veneto Lavoro sono presenti 140.000 disoccupati e 12.500 beneficiari del reddito di cittadinanza, che fanno capo ai 39 centri per l’impiego del Veneto. “Noi selezioneremo le offerte di lavoro, in base alle località e alle esigenze delle aziende, coinvolgendo in prima battuta chi ha avuto già esperienze in campagna e verificando la loro disponibilità. Con questo sistema potremmo dare i nominativi dei lavoratori nel giro di pochi giorni”, spiega Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro. “Con questo cambio di paradigma potremo ridurre anche il lavoro nero e il caporalato, garantendo più controlli che, in quest’emergenza coronavirus, andranno a vantaggio sia delle aziende che dei lavoratori stessi”.

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